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Pediatra, musicista, cinèfilo, film-maker, instancabile ciclista, granfondista invernale, no-cell, no-ebike, un passato da calciatore e runner tardivo, ma, soprattutto, nostro storico socio si unisce alla rubrica “Quante storie per una bici” con un racconto in due brevi puntate: Trst-Losjni-Trst, memorie di viaggio di quando i cicloturisti erano ritenuti esseri alieni.
Prima parte
Perché no ?
(Trieste - Lupoglav 2004)
C'erano un francese (Charlie),un argentino (Claudio), Beppe Parenzana, Eta Beta Alessandro, Mario e il Ghiottone ... Sembra l'inizio di una barzelletta, ma è la formazione dello zoccolo duro degli AdB, che in quegli anni fecero una quindicina di viaggi in bicicletta a cavallo del due giugno.
Erano le nostre zingarate, la cui unica preoccupazione era trovare chi a turno si sarebbe immolato dormendo col caro Ale, un russatore formidabile, che non aveva nulla da invidiare al mitico Checco Tromba.
Lasciate le auto nel parcheggio di un ristorante a Basovizza (previo accordo telefonico), il gruppo si gettò con gioia selvaggia per le strade della Slovenia, assaporando il distacco dai problemi lavorativi e familiari. Essi non sapevano cosa li attendeva ...
La prima difficoltà si presentò già in mattinata: Beppe, la nostra guida, che passava le vacanze in Croazia fin da bambino, ci condusse allegramente per una lunga salita ad una dogana, dove i militari ci respinsero in malo modo, perché era riservata ai locali. Da qui persero la bussola con interminabili giri a vuoto, poco aiutati dagli indigeni, notoriamente ostili verso gli Italiani.
Fu quando trovarono la retta via che cominciò a piovere.
E' notorio che più passa il tempo, più restano nitidi solo i momenti piacevoli, ma quel pomeriggio di pioggia battente condita dal vento di Bora, i nostri lo ricordano ancora.
Personalmente ero proprio male attrezzato: avevo un poncio, che in discesa faceva l'effetto vela e ai piedi, come tutti, dei ridicoli sacchetti di plastica, nell'illusione di proteggere le nostre uniche calzature.
Infine arrivammo a Lupoglav, nomen omen, un paesino sperduto nel nulla col nostro campeggio dotato di bungalow a forma di igloo, freddi e umidi (i ciclisti esagerano sempre un po').
Di quella sera, dedicata al recupero caloricalcolico, ricordo solo il cameriere, che sapeva poche parole di italiano e ad ogni nostra domanda rispondeva invariabilmente «perché no ?»
Da allora quando mi domandano perché ci ostiniamo a fare questo tipo di vacanze, sottinteso alla nostra età, rispondo pronto «perché no ?»