Indice
1/1
«Dalla lettera di Paolo ai Biciclettari»
Racconto breve di Paolo Pellegrini in ricordo di Alessandro

In quel tempo si affrontavano le salite ancora con le bici muscolari.
Giuseppe, appena la pendenza si faceva più dura, spariva miracolosamente ai loro occhi,
aspettando poi i suoi discepoli, senza alcun atteggiamento critico o derisorio.
Una volta presi coraggio e osai chiedergli: "Maestro, perché vuoi fare tanta fatica ?
Non è una gara !" Allora, calmo, Egli rispose : "La salita è una sofferenza, prima finisce e meglio è,
Parola di Giuseppe (e di Marco Pantani).

A questo proposito io, che indegnamente sto cercando di seguire il Suo esempio, come scalatore solitario, vi voglio raccontare la mia ultima (?) impresa.
Il gruppo sembrava sonnecchiare sornione. La First Lady (Michela) procedeva con la sua tipica pedalata a mulinello, la Paola incredibilmente teneva botta...un momento !! era in realtà trainata da due generosi ciclisti a loro volta dotati di assistenza elettrica, Claudio compulsava a testa bassa il proprio cellulare alla ricerca della traccia GPX, Luciano chiedeva ripetutamente "quand'è che se femo 'na birretta ?", Maurizio era tutto preso dai suoi impareggiabili assoli verbali, Eros stava ancora cercando la propria macchina fotografica...ed ecco LA DISCESA, vedo Checco lanciarsi a tomba aperta e non resisto, lo seguo senza rischiare troppo, tanto ci sarà prima o poi una salita.
Sono giovane, sono pieno di energia. Due tornanti e lo prendo, lo passo come una furia.
Sono sul traguardo, alzo le braccia come quelli in TV, sono felice...
PAOLO ! Eh ? SVEGLIA ! Cosa ? SBRIGATI, SEI IN RITARDO !
Mi alzo a fatica, la solita fitta al ginocchio, questa mattina mi operano al menisco...
Tornerò in sella ?