«Tour d'autunno: Rijeka - Dubrovnik e ritorno»
di Luca Vignazia

Quarta parte

Succo di melograno e mandarini


Per poter pedalare a lungo bisogna mangiare bene e spesso: ieri, mentre mi dirigevo a Dubrovnik con la mia bicicletta da corsa, avevo fatto una sosta in due bancarelle trovate lungo la strada, là dove la Jadranska Magistrala si abbassa fino ad incontrare il fiume Narenta: una zona importante per la coltivazione di arance e mandarini. Nella prima bancarella avevo acquistato alcuni mandarini; nella seconda del succo di melograno. Oggi, di rientro dalla splendida città dalmata, ho pensato di fermarmi ancora per bere il fresco e ottimo succo di melograno. Già ieri avevo pedalato per 220 km con quasi 2400 metri di dislivello e oggi, che ripercorro a ritroso lo stesso itinerario, so già di quanta energia ho bisogno. Appoggio la bici vicino alla bancarella che si trova all'inizio di una bella discesa, in un luogo panoramico e mi avvicino: sembra che non ci sia nessuno. Solo dopo qualche secondo, da dietro una specie di bancone, esce un signore che stava do rmendo là dietro, nascosto dalle casse di melograni e mandarini. Non si perde in convenevoli e subito mi mette in mano una manciata di mandorle e alcuni fichi secchi di sua produzione.

Appena gli chiedo del succo di melograno, mi mostra con orgoglio la sua spremi agrumi, acquistata in Turchia, e mi prepara due bicchieri di nettare rosso e buonissimo, estratto dai melograni freschi che, dopo aver tagliato a metà e spremuti con un solo movimento della sua macchina turca, getta dietro di sé, nella scarpata in mezzo alla vegetazione. Orgoglioso mi dice che questo succo "dovrebbe bastarmi per arrivare fino a Split". Questo mi rende felice: sono al quinto giorno di pedalata e ho già nelle gambe 12.000 metri di dislivello. Seduto sulla panchina mi godo il succo, guardando il mare silenzioso e lasciando che il sole di ottobre scaldi dolcemente il mio corpo.

Ma la strada è ancora lunga ed è tempo di ripartire: quando sono già in sella, il gentile proprietario della bancarella va dietro il bancone e torna con un chilo di mandarini. Mi dice che sono in omaggio e che mi saranno utili durante il mio viaggio. Sono contento della generosità ma cerco, inutilmente, di fargli capire che non ho spazio e non so dove caricarli. Nulla da fare. Mi mette in mano una sporta, mi augura buon viaggio e torna a dormire.

Non so cosa fare: mangio due mandarini là e gli altri li infilo nello zaino, qualcuno nella borsa sotto sella, qualcuno nelle tasche della maglia da bici. Ogni spazio libero è stipato di mandarini. Rivolgo un saluto al bancone e, un poco appesantito, riparto.