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«Quanto tempo è trascorso dalla nostra ultima pedalata sulla Cavalera?»
«Credo che l'ultima volta sia stata il primo luglio 2018, quando abbiamo compiuto quell'impresa di cui, ancor oggi, siamo molto orgogliose: raggiungere l'alta Carnia, in tre giorni».
Nel 2021 è dunque arrivata l'ora di riprovarci, anche perché, tra Covid, l'inesorabile procedere dell'età e una buona dose di pigrizia tutte cause collegate fra loro, le nostre biciclette lamentavano una certa inattività.
L'occasione di andare a Pieve di Cadore a far visita agli amici Clara ed Ernesto, ci stimola a sfidare ancora quella salita che porta nel cuore del Cadore. Percorrere in sella tutto il percorso, da Belluno a Pieve? Impossibile! Pedalare lungo l'abitato di Castellavazzo verso Termine, voleva dire mettere a rischio le nostre "giovani vite" e non ci sono passaggi alternativi, dopo che la tempesta Vaia ha distrutto la bella pista che saliva da Codissago e arrivava a Termine... (a proposito, verrà mai ricostruita e ripristinata?)
La prima ipotesi è: in bici fino a Longarone, salire sul treno fino a Ospitale e poi riprendere i nostri velocipedi.
Ahimè! Il treno è sostituito dall'autocorriera che non porta le biciclette.
Insomma, per farla breve: fino a Ospitale con l'auto e poi via, pedaliamo.
La strada quasi piana che porta a Perarolo ci consente di fare il necessario riscaldamento e di iniziare la salita con cuore leggero e gambe in forma (si fa per dire).
Dopo pochi metri si evidenzia il nostro diverso modo di affrontare la strada in salita: Cristina procede spedita fino al primo e poi al secondo tornante, si ferma ad ammirare il panorama e a rispondere alle telefonate di auguri da amici e parenti, nel giorno del suo onomastico; Lina invece procede con l'andatura costante: tic, tac, tic, tac come il meccanismo di un orologio. Arriviamo in cima e il nostro sguardo scende con soddisfazione lungo la strada e i tornanti che si snodano sotto di noi, ci guardiamo, mentre lo stesso pensiero si legge sulle nostre facce felici: "siamo ancora forti!" e ci facciamo un autoscatto per fermare quel bel momento.
Non è difficile la salita in bici alla Cavalera, lo diciamo soprattutto alle amiche cicliste che pensano sia un'impresa eroica, in realtà, è molto più difficoltoso arrivare, poi, a Pieve di Cadore: infatti, in qualche tratto cediamo "con fermezza", scendiamo e, a piedi, spingiamo le bici.
Prima del ritorno ci sono due bei giorni spensierati, tra passeggiate, visita al Monte Ricco, polenta e costicine, partite a scala quaranta e burraco, con Ernesto che imbroglia e Clara che si arrabbia se non vince. E poi i momenti rilassanti davanti all'anfiteatro verde circondato di alberi che fa da cornice alla bellissima baita di Ernesto.
La mattina della partenza per il ritorno, il tempo non è splendido come quello dell'arrivo, ma ci mettiamo in marcia, saltando la colazione per guadagnare tempo nei confronti del cielo che sta diventando sempre più scuro.
La Cavalera in discesa è una vera gioia, quasi quasi ci dispiace che sia così breve!
A Perarolo ci fermiamo per la colazione e incomincia a piovere. Ripresa la strada, Giove Pluvio non dà segno di darsi una calmata, ma non ci perdiamo d'animo, procediamo imperterrite fino a Rivalgo dove la pioggia cala pian piano e giungiamo ad Ospitale dove ci accoglie un bel sole che conferma la legge di Murphy, ma che ci permette di caricare in auto le bici, mentre le mantelle si asciugano sul muretto.